Il dovere di amare Dio - De diligendo Deo - Bernardo di Chiaravalle All'illustre signore Aimerico, cardinale diacono e cancelliere della Chiesa romana, Bernardo, noto come abate di Clairvaux, professa il dovere di vivere per il Signore e morire nel Signore. 1.1. Volete dunque saper da me perché e in che modo si debba amare Dio. E io vi rispondo: la causa per cui si deve amare Dio è Dio stesso; il modo è amarlo oltremodo. E' sufficiente una risposta siffatta? Forse sì, ma per chi è già esperto. Ma dato che peraltro io sono in debito verso gli ignoranti, se ho dato una risposta sufficiente agli esperti, debbo dunque usare un riguardo a quegli altri. Perciò non mi peserà diffondermi più a lungo, ma non certo più a fondo, a beneficio dei più sprovveduti. Direi perciò che bisogna amare Dio per lui stesso in base a una duplice ragione: sia perché nulla può essere amato con maggiore giustizia, sia perché nulla può essere amato con maggiore profitto. Ma quando riguardo a Dio si chiede perché lo si debba amare, la stessa domanda provoca due orientamenti di pensiero. Infatti il problema posto dalla domanda può suscitare il dubbio sul modo con cui porre il problema stesso, cioè se Dio debba essere amato per merito suo o per nostro vantaggio. In realtà risponderei lo stesso in tutti e due i casi, cioè che per me non c'è altra ragione plausibile di amarlo che lui stesso.
Il dovere di amare Dio - De diligendo Deo - Bernardo di Chiaravalle
ReplyDeleteAll'illustre signore Aimerico, cardinale diacono e cancelliere della Chiesa romana, Bernardo, noto come abate di Clairvaux, professa il dovere di vivere per il Signore e morire nel Signore.
1.1. Volete dunque saper da me perché e in che modo si debba amare Dio. E io vi rispondo: la causa per cui si deve amare Dio è Dio stesso; il modo è amarlo oltremodo. E' sufficiente una risposta siffatta? Forse sì, ma per chi è già esperto. Ma dato che peraltro io sono in debito verso gli ignoranti, se ho dato una risposta sufficiente agli esperti, debbo dunque usare un riguardo a quegli altri. Perciò non mi peserà diffondermi più a lungo, ma non certo più a fondo, a beneficio dei più sprovveduti. Direi perciò che bisogna amare Dio per lui stesso in base a una duplice ragione: sia perché nulla può essere amato con maggiore giustizia, sia perché nulla può essere amato con maggiore profitto. Ma quando riguardo a Dio si chiede perché lo si debba amare, la stessa domanda provoca due orientamenti di pensiero. Infatti il problema posto dalla domanda può suscitare il dubbio sul modo con cui porre il problema stesso, cioè se Dio debba essere amato per merito suo o per nostro vantaggio. In realtà risponderei lo stesso in tutti e due i casi, cioè che per me non c'è altra ragione plausibile di amarlo che lui stesso.